(Mantova 1912 - Roma 1995) Dopo l'infanzia passata a Venezia, dove la sua propensione all'arte venne osteggiata dalla famiglia, si trasferirà a Milano nel 1934, dove, ammalatosi spesso, passa per vari ospedali riuscendo comunque ad allestire la sua prima mostra personale e ad entrare in contatto con il Gruppo di Corrente senza aderirvi. Negli anni 1942-43 esordisce alla XXIII Biennale di Venezia con l'opera Maternità. Attilio Podestà commenta: "Nel concorso per opere ispirate al momento attuale è da notarsi ancora: la Maternità di Turcato, che si richiama al Birolli". Nel 1943 giunge a Roma, dove partecipa alla IV Quadriennale. Nello stesso anno l'inizio di un nuovo capitolo della sua vita e della sua arte: partecipa alla Resistenza, e dopo la Liberazione, la sua attività artistica si lega strettamente all'impegno sociale e politico, culminato nell'iscrizione al Partito Comunista Italiano. Verso la fine degli anni'40, in occasione di una mostra alla Galleria del Secolo di Roma sottoscrive insieme a Corpora, Fazzini, Guttuso e Monachesi un Manifesto del Neocubismo, divulgato da "La Fiera Letteraria" nel 1947. Alla fine dell'anno si reca a Parigi, restando fortemente impressionato dal lavoro di Magnelli, Picasso e Kandinkij. Il 15 marzo 1947 firma a Roma con Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli e Sanfilippo (insieme ai quali frequenta lo studio di Guttuso in via Margutta) il manifesto Forma, pubblicato in aprile nel primo ed unico numero della rivista "Forma", ove appare anche il suo articolo Crisi della pittura. Nel 1950 soggiorna di nuovo a Parigi, dove ha modo di conoscere Manassier, Pignon e Michel Seuphor. Con opere ispirate a tematiche sociali partecipa alla Biennale di Venezia. L'anno seguente concorre al Premio Taranto ed il suo Piccolo Porto entra a far parte delle collezioni del palazzo del Quirinale. Nel 1952, con Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Vedova, entra a far parte del "Gruppo degli Otto", promosso da Lionello Venturi, col quale espone alla Biennale di Venezia. Tiene una personale alla Cassapanca di Roma (11 dipinti), accompagnato in catalogo da un testo di Enrico Prampolini. Torna alla XXVII Biennale di Venezia con un intenso scritto di Emilio Villa che appare su "Arti Visive". Nel 1955 Carrieri parla di Turcato nel volume Pittura e scultura d'avanguardia in Italia. Espone alla Quadriennale Romana (la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma acquista un suo Reticolo). Notevole è, nel corso del '57, l'interesse da parte della critica per il suo lavoro e nel '58 la Biennale di Venezia ordina una sua sala personale, comprendente undici lavori introdotti in catalogo da Palma Bucarelli. Nel 1959 Giulio Carlo Argan e Nello Ponente considerano il suo lavoro in Arte dopo il 1945 ed è presente alla seconda edizione di Documenta a Kassel. Insieme ad altri artisti decide di non partecipare alla Quadriennale romana per protestare contro l'organizzazione e gli organi direttivi che la presiedono e, durante un'intervista, spiega i motivi della sua decisione. Firma un articolo intitolato Conformismo: pigrizia mentale, apparso nel mese di maggio sulle pagine di "Arte Oggi", in cui parla delle posizioni assunte dalla pittura contemporanea. A partire dal 1960 espone con Novelli, Perilli, Dorazio, Consagra, Bemporad, Giò e Arnaldo Pomodoro nell'ambito delle rassegne intitolate Continuità, promosse in diverse gallerie italiane da Giulio Carlo Argan. Due personali, una alla New Vision Centre Gallery di Londra ed un'altra al Canale di Venezia, si svolgono nel corso del '62, durante il quale Gillo Dorfles parla del suo lavoro nel libro dedicato alle Ultime tendenze nell'arte d'oggi. Nel 1964 partecipa alla Quadriennale di Roma vincendo il premio della Presidenza del Consiglio, ed è convocato per la prima rassegna celebrativa dedicata a Forma 1. Nel 1966 Maurizio Calvesi ne "Le due avanguardie" e Maurizio Fagiolo in "Rapporto 60" parlano della sua pittura, mentre Nello Ponente cura il testo che accompagna la sua sala personale alla Biennale di Venezia, in cui compaiono, tra le 13 opere esposte, diverse gommapiuma. Nel 1969 è a Francoforte e nel '72 ha una sala personale alla Biennale di Venezia. Il 24 febbraio 1984 si inaugura presso il Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano la mostra Giulio Turcato. Partecipa alle rassegne storiche dedicate a Forma 1 a Bourg-en-Bresse e a Darmstad (1987). È presente nuovamente alla Biennale di Venezia, ospitato nella sezione intitolata Opera Italiana (1993). In seguito ad una crisi respiratoria, muore a Roma il 22 gennaio 1995.
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